… parcheggiata davanti alla scuola elementare di Fontanellato a tarda ora indicava che il Direttore Didattico era ancora in ufficio e per averne conferma bastava alzare gli occhi per vedere la luce ancora accesa filtrare dalla bifora porta finestra del balcone con ringhiera liberty sopra l’ingresso della sezione maschile.

… quando arrivava nelle scuolette delle frazioni di campagna richiamava l’attenzione di tutti, in particolare dei bambini più abituati a vedere trattori, giardinette e 1100 berlina ben più capienti; una coupé da quelle parti, allora, era una rarità.

… mi ospitava sullo strettissimo divanetto posteriore nel viaggio, spesso nella nebbia, di ritorno a Parma, dopo le riunioni degli insegnanti del doposcuola che terminavano ben oltre l’orario dell’ultima corriera verso la città.

Era l’auto del Direttore Didattico Giancarlo Cottoni nel 1969. Il primo che incontrai come maestro principiante, nel doposcuola di Parola.

Nell’anno precedente, il famoso ’68, la contestazione studentesca aveva duramente bollato, come simboli borghesi da combattere, tradizioni e nuovi costumi diffusi e ricercati da molti negli anni del boom economico: l’automobile, la cravatta, la prima del Regio. Quel ‘clima’ era ancora molto vivo e presente nelle aule universitarie che frequentavo, in particolare in quella dei ‘filosofi’ barbuti, affascinanti affabulatori in eskimo che sfidavano il perbenismo del neo-maestrino di campagna cresciuto all’ombra del campanile di periferia.

E in quella temperie culturale, francamente, non capivo quell’auto, la cravatta sempre indossata su una camicia bianca, fresca di bucato e stiratura, con le iniziali ricamate, in quelle scuole che profumavano di minestrone della refezione che il Patronato Scolastico metteva a disposizione dei figli di operai, braccianti, vaccari … molti dei quali –non di rado ancora odoranti di stalla – frequentavano le classi speciali e differenziali … collocate proprio nei locali contigui agli uffici della segreteria e del Direttore Didattico.

Ora leggo nel suo ‘Amarcord dell’integrazione a Parma (1965-2005)’ –pro-manuscripto c/o Biblioteca CEPDI g.c.- la ricostruzione che fece di quegli anni alla conclusione dell’attività pubblica.  La direzione di scuole speciali e di classi differenziali (Fontanellato 1963-1975) – presentata nel cap. III – è l’occasione per Cottoni per osservarne le criticità:

“- l’innaturalezza della concentrazione obbligatoria dei bisogni …

– l’illusoria speranza del ritorno nelle classi normali …” e constatare –quindi- “La mancata soluzione dei problemi educativi e di apprendimento degli alunni delle classi speciali e differenziali” che conduce alla regressione verso l’assistenzialismo. Ma è anche “occasione di qualche fortuito successo” che apre “Verso nuove idee”, sull’onda del ’68 “una stagione di entusiasmo ideale e di rinnovamento” (cap.IV) che a Parma sfociò (cap. VI) nell’appoggio politico-amministrativo nella promozione dell’integrazione scolastica, lavorativa e sociale.” Impegno che –come noto- Cottoni portò avanti professionalmente, fino al pensionamento nel 1991, e poi come impegno pubblico, anticipando ed accompagnando movimenti e trasformazioni culturali, legislative ed operative, affrontando resistenze e ostacoli con determinazione e rigore.

E leggendo queste pagine comprendo meglio quei tempi e momenti, ma anche quelli successivi nei quali abbiamo avuto qualche ulteriore occasione d’incrociarci professionalmente.

Quell’auto affilata, come i suoi lineamenti ed il suo sguardo, con quattro grandi fanali protesi a guardare lontano, veloce  per correre in avanti, “dall’aspetto curato sin dai minimi particolari (come la plancia rivestita in vero legno coadiuvato da un assetto di guida corsaiolo” –come recita wikipedia-, probabilmente non era uno status-symbol ma una metafora, un’immagine della cura, autenticità, spinta e determinazione che Giancarlo ha messo in tutto, anzitutto nel prefigurare ed avviare la strada dell’integrazione, lasciandoci chiari orientamenti per continuarla.

Paolo Calidoni

N.B.: L’immagine dell’auto è di repertorio, non una foto dell’auto di Giancarlo.